martedì 30 dicembre 2008

LE 7 PIAGHE CHE OGGI COLPISCONO IL NOSTRO VIVERE SOCIALE

Apparire, vincere ed arricchirsi individulamente
….spiace constatarlo ma questo sembra essere l’orizzonte dominante in cui ci muoviamo.
E’ altrettanto spiacevole constatare che segmenti consistenti del mondo politico hanno contribuito a diffondere questa mentalità.
Status symbol, potere , ricchezza, vincere ed apparire…sono le categorie dominanti e sembrano le uniche possibili. Dentro questa logica non c’è spazio per un pensare sociale, per un agire politico per una concreta attenzione al ‘bene comune’. Il solo bene possibile è quello individuale, AD OGNI COSTO!
Per estraniarci da tutto questo dobbiamo avere il coraggio di essere inadeguati rispetto il modello culturale, oggi molto in voga, dell’immagine, della prestazione, della ricchezza, del possesso. Che piaccia o meno da questo orizzonte culturale dobbiamo prendere le distanze.
Questa “cultura” ha provocato , alla fine dgli anni 80, un grande cambiamento del mondo giovanile: l’allontanamento dalla politica.
Così ci ritroviamo , specie tra i giovani, una sottocultura, un nuovo lessico, un nuovo modo di gestire il tempo libero…..IL DIVERTIMENTO. E’ un modo completamente nuovo di riappropriarsi della notte. E poi si cade nella trasgressione perchè, dopo tante suggestioni di ricchezza e perfezione,il confronto con la vita vera, fatta di fatiche, problemi, mancanza di lavoro, insicurezza, fragilità, diventa insostenibile e molti si rifugiano in fughe e ripiegamenti ( droghe, alcool , dipendenze).
NOI DOBBIAMO AVERE IL CORAGGIO DI ESSERE INADEGUATI.

Furbizie, tornaconti personali, favori.
…ne siamo testimoni ogni giorno. Per ogni problema è meglio avere a disposizione ”un amico” che una certezza del diritto. E’ uno stile diffuso e radicato, funzionale soprattutto a rafforzare il potere dell’amico di turno che a volte promette anche cose che non potrà mantenere, pur di rafforzare l’immagine del suo potere ed estendere il consenso alla sua persona.
Questo però diffonde la certezza che la persona è meglio della legge e che è più vantaggioso rivolgersi al “politico-amico” che non al garante del diritto.
Qui c’è stata una grande mancanza da parte della associazioni di volontariato infatti il loro impegno sociale si è rivolto principalmente agli esclusi, agli emarginati ma si sono dimenticati degli INCLUSI. Le associazione e cooperative devono recuperare anche una dimensione di impegno, prevenzione, informazione, coinvolgimento ed attenzione, RISPETTO IL MONDO DEGLI INCLUSI. Purtroppo però la realtà ci dimostra che la POLITICA CATTIVA è quella che si afferma più facilmente, non solo nelle aule parlamentari ed istituzioni locali ma anche nel sociale.

Forti con i deboli e deboli con i forti
….è una piaga nota: pugno di ferro con i “poveri cristi” che non possono difendersi e guanti di velluto per tanti, troppi privilegiati che inventano di tutto per evitare di confrontarsi con la legge.
Gli esempi non mancano , sono noti. Così come sono evidenti i danni di questo stile e cattivo malcostume: galere strapiene di cittadini dimenticati da Dio, morti per mafie che continuano ad aumentare, persone sempre più sole ed esposte al rischio di abbandono e di povertà.
Ma giustizia e politica devono andare nella direzione opposta : dalla parte di chi è più debole e meno garantito. Perché solo migliorando le condizioni degli ultimi della fila si migliora la vita anche di quanti sono più garantiti.
ESISTONO DAVVERO 2 PESI E 2 MISURE

Forti con i deboli e deboli con i forti. Ma anche severi con chi sbaglia poco e permissivi e blandi con chi ruba e sbaglia tanto. L’etica deve registrare anche questa incoerenza.
Alcuni reati infatti sono spesso praticati dentro logiche di necessità. Molti tossicodipendenti rubano, scippano…. perchè vivono una fragilità che impoverisce la loro libertà. Ma gli illeciti oggetto del condono al contrario , sono dentro una più ampia possibilità di libertà: costruire case abusive è una precisa scelta, funzionale al proprio tornaconto, in contrapposizione al bene comune ed alle leggi vigenti.
Scoprire che la ”logica del condono” è illogica può far male ma è la pura verità.
La pratica del condono resta una scelta politica ingiustificabile.
Reiterare condoni crea , dal punto di vista dei consumi, una sfiducia nella capacità dello Stato di mantenere fede ai propri proclami e alle proprie leggi. Svuotare le legge della sua forza vincolante per tutti crea uno sfilacciamneto della coesione sociale. Le leggi non devono essere pensate come buoni principi o semplici esortazioni ma devono restare testi vincolanti per tutti e per ciascuno.
Il condono invece conferma il fatto che la legge è semplicemente una voce grossa , ma la realtà è un’altra e va oltre la legge.
Dal punto di vista dell’educazione alla legalità è diseducativo e nocivo ed inoltre la pratica dei condoni rafforza l’attenzione agli interessi personali contro il bene comune.
Se il principio della furbizia viene elevato a sistema chi è più fragile e meno attento a una cittadinanza adulta e solidale si sente quasi invitato a cercare delle scappatoie ai suoi doveri sociali.
Il vero pericolo del condono è proprio questo : con pratiche di questo tipo la legge viene interpretata e vissuta non come uno strumento al servizio della solidarietà e dell’uguaglianza , ma come un peso da evitare ed allontanare.

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