IL CASO DERIVATI di Pierluigi Masini
Finanza locale, il crac silenzioso
A sei mesi esatti dall’Election day, la campagna elettorale in molte delle nostre città non vede emergere il tema delle responsabilità di chi ha indebitato gli enti locali per 35 miliardi di euro sperimentando la finanza derivata: un modo davvero creativo di farsi del male, molto male.
Domenica scorsa abbiamo aperto il giornale con l’inchiesta di Mario Fornasari che faceva luce su questo gigantesco bubbone . In sintesi, ad essere rimasti invischiati nel buco nere dei prodotti finanziari sofisticatissimi dati in mano ai ragionieri di provincia sono stati 18 regioni, 44 province, e quasi 500 comuni che al momento stanno ( potenzialmente ) perdendo una montagna di denaro. Qualcosa come una Finanziaria dello Stato anni Novanta , 70mila miliardi delle vecchie lire.
Il Ministro Tremonti, temendo che i danni possano ancora oggi espandersi a macchia d’olio ( repetita…), l’altro giorno ha vietato alle amministrazioni locali di sottoscrivere derivati per tutto il 2009. E Mario Baldassarri, presidente della Commissione Finanze del Senato, ha annunciato che avvierà un’indagine parlamentare per focalizzare i contorni di quella che ha definito una “ bomba ad orologeria”. Detto questo , però, a livello locale regna il silenzio più assordante. Le nuove giunte che saranno elette a Giugno scopriranno che la casse di comuni , provincie e regioni, non solo sono state pericolosamente svuotate da un’ondata anomala (swap) ma anche che i cittadini dovranno pagare per decenni i danni delle scelte avventurose.
E questo senza neanche avere la soddisfazione di un nome , con relativa faccia da ringraziare tutti i santi giorni fino ad estinzione del debito?
Non è giusto . Visto che si tratta di soldi pubblici e non di denari privati la cosa è di gran lunga più grave . In altre democrazie , citate come esempio di trasparenza consolidata, l’idea che i politici locali abbiano portato l’amministrazione sull’orlo della bancarotta basta a costringerli al ritiro dalla vita pubblica ( con ignominia). Da noi no. Si tace o si fa finta di niente. E così continuiamo a far non sapere se il comune dove viviamo ( o la provincia o regione) siano stati colti dal raptus del guadagno “facile “. E abbiano contribuito , anche loro , a lasciarci in mutande.
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