domenica 25 gennaio 2009

Terza lezione del corso di Disinformazione

EUFEMISMI E TECNICISMI
Utilizzati per banalizzare , ammorbidire e dare meno importanza ad un argomento che alla fine risulta svuotato del suo contenuto e significato.
Es: per minimizzare una guerra un certo armamento diventa un prodotto di alta tecnologia ed i morti civili sono "Danni collaterali"."Forze dell'ordine" invece di forze di polizia ," intervento aereo" invece di attacco, bombardamento o invasione, "maltrattamenti o violenza domestica" invece di aggressione sessuale.
In altri casi invece l'uso di un linguaggio tecnico , come il gergo giuridico, amministrativo o scientifico complica, quando non impedisce , alla maggior parte dei lettori di comprendere appieno il significato di certe notizie.
Allo stesso tempo mediante l'utilizzo di termini tecnici-specializzati si pretende di dare autorità e oggettività alla notizia , appoggiandosi sul carattere di indiscutibilità che viene attribuito a tutte le cose scientifiche.

ESPRESSIONI ORIENTATE
Sono "frasi fatte " che tendono a ripetersi nel linguaggio giornalistico utilizzate per orientare in un certo senso una descrizione apparentemente oggettiva.
Es: per giustificare le cariche della polizia si suole usare le seguenti espressioni: "La polizia si vide obbligata a caricare" o "Provocarono la carica della polizia" scaricando la responsabilità della violenza a coloro che si prendono le botte.
Se invece non si verificano cariche i giornali scrivono " Non ci sono stati incidenti". La formula non è del tutto innocente perchè sembra indicare che la cosa è un eccezzione conferendo un'immagine violenta a certi gruppi o collettivi.
Es con l'espressione "Fonti bene informate " si vuole dare credibilità ad informazioni ottenute da fonti inconfessabili, sospettose, o addirittura informazioni inventate.
Non dimentichiamo poi che LO STATO HA IL MONOPOLIO DELLA VIOLENZA, contando migliaia di persone allenate e pagate per esercitarla sotto eufemismi come "Difesa" o " Sicurezza".
I celerini sono pagati tanto per controllare violentemente come per provocare violenza ; i soldati per risolvere violentemente i conflitti internazionali a favore di interessi economici o di potere.

STILI NARRATIVI
Per scrivere certe notizie si utilizzano spesso diversi stili narrativi ( epico, lirico, satirico, pubblicitario), cercando così di ottenere consenso o rifiuto verso alcuni fatti che se non fossero narrati in questa maniera potrebbero suscitare nel lettore impressioni non convenienti .

E qui mi fermo un bel po' perchè è importantissimo.
Nella definizione si parla di impressioni non convenienti ma si potrebbe benissimo dire SCHIFO ED INDIGNAZIONE!!!

Ed è questo che susciterebbe nello spettatore la rappresentazione cinematografica della vita di boss della mafia: una lunga lista di sentenze di morte a persone la cui unica colpa è stata quella di provare a cambiare le cose.
Peccato che la Tv ci tiene ai suoi spettatori ed ecco che li romanza, li fa diventare degli eroi contradditori che uccidevano si , però per rispetto del loro codice: come nella fiction "Il capo dei capi"

Naturalmente queste critiche erano già state fatte al canale che ha trasmesso il programma cioè Mediset ed ecco la loro risposta:
"La cronaca e la storia, per quanto scomode, non si possono ignorare. Il capo dei capi, come tutti quelli in precedenza mandati in onda su pagine drammatiche della vita del Paese, non fa altro che ricostruire fatti di cronaca col massimo rigore. L'importante è raccontare i fatti in maniera accurata e attendibile".
Peccato che un blogger della rete si pone una domanda : chi è Biagio Schirò?
Riporto solo la parte che interessa a noi
"L’ispettore Biagio Schirò, impersonato dall’iperaffascinante Daniele Liotti, non è mai esistito: mettiamoci l’anima in pace. Nella combriccola di un adolescente Totò Riina che muoveva i primi passi di piombo nel mondo della malavita organizzata non vi fu alcun “fuoruscito”.
In quel gruppetto non vi fu alcuno che decise di passare dalla parte della legge voltando le spalle agli amici : gli amici di Totò Riina avevano a suo tempo nomi pressocchè sconosciuti, ma diventati di grande peso negli anni. Quei nomi erano quelli di Luciano Liggio, più che un amico un mentore a dire il vero ed ex braccio destro di Michele Navarra, di Bernardo Provenzano e di Leoluca Bagarella.
Nessun Biagio Schirò. Nella fiction Riina invece patisce da parte di un amico tradimenti continui: sin dalla fuoruscita di Biagio dal gruppetto fino ai giorni precedenti la cattura dopo più di un ventennio di latitanza. Il grande capo, come si è visto nella fiction fin qui messa in onda, ha avuto diverse occasioni per sbarazzarsi dell’amico scomodo diventato sbirro e per giunta con il pallino di vederlo dietro le sbarre. Eppure non lo fa: nella puntata precedente gli assesta una badilata ed un paio di calcioni ma nulla di più.[...]
E li sono nati in me, urticanti, alcuni interrogativi. Perchè gli sceneggiatori hanno voluto umanizzare la figura di Totò Riina?
La scelta del boss di non uccidere Biagio, quando ne aveva avuto la possibilità, è un gesto di valore. Di altissimo valore umano, se si considera il contesto in cui una scelta del genere è maturata: in un ambiente in cui la vita altrui ha un valore vicino allo zero, specie quando rischia di intaccare e di indebolire gli equilibri e la sicurezza dell’organizzazione.
( qui tutto l'articolo)
Parlano del caso anche Celentano ed Irene Maugeri: ci sarebbe anche Mastella ma ve lo risparmio!

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